20 marzo 2007

Alla ricerca della felicità

Oggi sfogliavo una rivista di moda quando mi è caduto l'occhio sulle classiche notizie su come le star e i moderni 'manager' combattono lo stress.
Prima notizia è che le star ora si danno al lavoro a maglia. In prima linea (con tanto di foto con uncinetto in mano) niente popò di meno che Russel Crowe, seguono in ordine sparso: Uma Thurman, Geri Halliwel (l'ex spice girls) e qualcun'altra.
Seconda notizia è che i manager inglesi stressati vanno nel parco a fare "orticultura". Piantano alberi, curano orti, potano. Foto di 40enne stempiato e sorridente con camicia a righe rimboccata alle maniche e cravattino scuro mentre maltratta un cipressino.
Ma vi ricordate quando si faceva pilates?
Il pilates l'ha invetato un body builder tedesco dopo la prima guerra mondiale per riabilitare i feriti di guerra.
Vi ricordate quando si diventava buddisti e tutti giù a gara a farsi fotografare col Dalai Lama?
La new-age.
Vi ricordate dello shiatsu? Della medicina olistica? Dello yoga (no, non il succo di frutta)?
I massaggi con le pietre calde? Coi piedi?
La cromo-terapia? L'aroma-terapia?
I corsi di assaggiatore? Di vino, di olio, pure di acqua è uscito.
Le aziende con la palestra e la sauna incorporate?


Le star, i manager, i pubblicitari hanno imposto uno stile di vita non autentico, il cui perno imprescindibile e pur taciuto è l'infelicità. Continua, totale e totalizzante.
L'insoddisfazione.
Riescono a rendersi infelici persino inventando delle mode per combattere l'infelicità (questo è decisamente perverso).
Ogni tanto è bello però scoprire che anche loro cominciano a scontare il prezzo da pagare per chi non è capace di stare da solo con se stesso.


«[...] ho scoperto che tutta l'infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera. [...] ho voluto scoprirne la ragione, ho scoperto che ce n'è una effettiva, che consiste nella infelicità naturale della nostra condizione, debole, mortale e cosí miserabile che nulla ci può consolare quando la consideriamo seriamente.»
(Blaise Pascal, Pensieri, 139)

«Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno deciso non pensarci per rendersi felici.»
(Blaise Pascal, Pensieri, 168)

«L'unica cosa che ci consola dalle nostre miserie è il divertimento, e intanto questa è la maggiore tra le nostre miserie.»
(Blaise Pascal, Pensieri, 171)

2 commenti:

  1. Anonimo13:41

    "Il saggio è autosufficiente non nel senso che vuole essere senza amici, ma che può stare senza amici; e questo "può" significa che, se perde un amico, sopporta con animo sereno. Ma non sarà mai senza amici: può crearsene altri in breve tempo."

    "Il saggio non sente la mancanza di niente e, tuttavia, ha bisogno di molte cose: "Lo sciocco, invece, non ha bisogno di niente, perché non sa servirsi di niente, ma sente la mancanza di tutto."

    "Per quanto sia autosufficiente, ha bisogno di amici e desidera averne il più possibile, ma non per vivere felice: è felice anche senza amici. Il sommo bene, cioè la felicità, non cerca al di fuori mezzi per realizzarsi; è un bene interiore e nasce tutto da se stesso; diventa schiavo della sorte se ricerca una parte di sé all'esterno."

    Seneca, Lettere a Lucilio, IX, 5, 14 e 15

    Questa lettera, come molti altri passaggi di Seneca, meriterebbe di essere citata per intero, ma si dovrebbe aprire un blog parallelo. Il buon Pascal, non ha detto niente di particolarmente nuovo, ma, a quanto pare, il mondo non ha mai prestato ascolto ai filosofi, se si sono ripetuti così tanto attraverso i secoli! ;-)

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  2. Anonimo13:57

    "Della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell'agire diversamente dal dovuto."

    "Tra un rinvio e l'altro la vita se ne va."

    Seneca, Lettere a Lucilio, I, 1 e 2

    Queste altre le metto perché gli svaghi e gli intrattenimenti variamente suggeriti, propinati o imposti dalla società del consumo per colmare quei pericolosi "vuoti" nelle nostre giornate ci privano della possibilità di riflettere ed arricchirci spiritualmente, di aspirare a ciò che più di tutto dovremmo sforzarci di essere: esseri umani, non consumatori.

    Riprendiamo il nostro tempo!

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