03 dicembre 2008

Il mio sangue

A ogni passo i piedi si incollano al fango del fondo e faccio troppo rumore.
Decisamente troppo rumore.
Forse mi sono storto una caviglia scivolando tra le foglie secche e il nevischio della riva, il freddo almeno per ora blocca il dolore.
Devo trovare un punto buono per risalire.
Da un po' non sento nessuno alle spalle, ma non mi devo fermare, troppo esposto, troppo facile.
Mi aggrappo a un albero mi tiro sulla riva scivolosa, mentre un treno passa sulle rotaie.
Mi devo allontanare. Anche se non siamo al centro la polizia non ci metterà molto ad arrivare dove la mia macchina s'è schiantata e ancora meno a trovare la pistola.
Cazzo, neanche una pistola e sto congelando.
Almeno non mi sta più seguendo.

I fari delle macchine sulla Aqueduct allungano ombre scure nella neve della riva. Bambolotti di plastica senza braccia e vecchi televisori sono incastrati nei cespugli, buttati da chissà quanto tempo a marcire. La spazzatura di cento vite normali è venuta qua a morire insieme a me.
Tutto puzza orrendamente.
Mi guardo indietro ancora una volta, mentre il respiro mi romba nelle orecchie. Rallento il passo per riprendere fiato.
Devo arrivare alla stazione dei treni, da lì posso distanziarlo.
Un altro treno sferraglia, questa volta verso la stazione, la luce senza vita dei neon bagna gli alberi nella notte e sento appena lo sparo che alza uno sbuffo di neve di fronte a me.
Ricomincio a correre, la stazione non è lontana.
Prego senza parole e schivo gli alberi neri.
Non ho mai desiderato tanto vivere.
Devo vivere. Devo sopravvivere.
Capire chi è stato.
Vendicarmi.

La neve ha ricominciato a cadere, tanti piccoli fantasmi che si appiccicano gelidi al viso.
Il treno rallenta nella stazione a poca distanza da me, salto sulle rotaie continuo a correre. Il suono dei suoi passi segue i miei sul legno delle traversine.
L'altoparlante della stazione annuncia la fermata di Scarsdale. Sulla banchina, sotto luci aspre, solo qualche barbone che cerca di riparo dal freddo.
Le porte si stanno per chiudere.
Mi arrampico sul cemento e sento la caviglia pulsare.
Ancora qualche passo e mi butto dentro.
Le porte si chiudono e il treno, vibrando, parte.
Lui è lì, sulla banchina, le gambe sporche di fango, nasconde la pistola.
Tremo nel vagone vuoto.
Mentre il treno viene ingoiato dalla notte non posso fare altro che fissarlo.
Il suo sguardo di odio.
E' la prima volta che vedo la sua faccia. Non l'ho mai conosciuto.
Perché me?
Perché vuole uccidermi?
E' l'ultima corsa per il centro. Mi lascio andare su un sedile di plastica e guardo la mia immagine riflessa nel vetro.
Non finirà qui.
La mia mano va da solo alla manica del giubbotto, dove del sangue secco ormai l'ha reso duro.
Quanto vorrei che fosse il mio, Susan.
Quanto vorrei fosse il mio...



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7 commenti:

  1. Attendo con ardore la seconda puntata! Bellissimo!

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  2. mmmh... *.* ho come la VAGA sensazione che c'è aria di novità :P

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  3. Che succederà? E Susan?
    (non farci aspettare troppo...)

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  4. Bella la nuova immagine dell'intestazione! Sì sì!

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  5. Anonimo19:00

    Basta gingillamenti grafici: vogliamo "De bello pubico"!

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  6. ..oh.. finalmente è uscita la seconda puntata.. vado dal turco .. :P

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