18 dicembre 2011

Sherlock Holmes un gioco d'ombre - una recensione

Guy Ritchie mi rende le cose troppo facili.
Partito come regista talentuoso con Lock and Stock e il più famoso The Snatch (andate a vederlo, posso aspettare), Ritchie è passato per un periodo creativo orribile per tutto il tempo in cui è stato sposato con Madonna.
No, sul serio.
Ha pensato che fosse un'ottima idea fare un remake di un film italiano mettendo sua moglie come protagonista. E quel film era Travolti dal destino.
Grazie Guy, col tuo esempio posso dire che sia il matrimonio che Madonna sono cose da evitare come la peste.
(Immaginate di essere abbracciati da lei e poi dover fare il regista. O forse è meglio di no.)
Fortunatamente nel 2008 i due si sono separati e Ritchie ha subito cominciato a risalire la china, prima con un mediocre RocknRolla e poi con i film su Sherlock Holmes (non il personaggio uscito dalla penna di Conan Doyle, ma quello venuto dai fumetti di tale Lionel Wigram).
 
(La lingua ferisce più della spada, ma una pistola ferisce più della lingua)
In questo secondo film, senza molte sorprese, Sherlock preferisce ancora una volta usare il suo intelletto superiore per pianificare dei combattimenti degni dei migliori ninja, piuttosto che per combattere il crimine, o meglio, preferisce combatter il crimine... ehm... combattendolo.
 
Come c'è da aspettarsi, sono pochi gli elementi comuni con l'omonimo personaggio di sir Arthur, di cui questa è più una gioviale reinterpretazione.
Ed è proprio in questo senso che il film è ben riuscito.
Adatto sicuramente ad un pubblico diverso dagli amanti degli enigmi celebrali, questo Sherlock si destreggia bene sia con le mani che con le cellule grige, dando divertimento molto di più a chi cerca uno svago per una sera, che una sfida alle proprie capacità deduttive.
Grazie alle frequenti scene d'azione, la logorrea in cui Robert Downey Jr indulge volentieri è limitata; le manie, le psicosi e le esagerazioni del personaggio sono usate in maniera creativa. Certo è, che come altri film in cui Robert Downey appare, sorge il dubbio se lui era l'attore ideale per il personaggio, se il personaggio è stato ricamato intorno a lui o se lui fa ogni personaggio nella stessa maniera.
 
(è nato prima il folle o Robert Downey Junior?)
Come in Iron Man, il protagonista è un bohemienne, eccentrico ed egomaniaco, in cui il confine tra follia e genialità è stato da lungo tempo sorpassato, giungendo nei pacifici pascoli al di là.
Ci sono ovviamente abbondanti strizzate d'occhio al rapporto che intercorre tra lui e Watson (interpretato da un bravo Jude Law), ma a chi non è mai venuto in mente questo pensiero?
 
("Bruce, sono sicuro che non sia il batarang quello che sento")
Se avete già visto altri film di Guy Ritchie sapete cosa aspettarvi.
Lui è l'esperto dei film basati sulla lunga truffa, ossia una serie di inganni, doppi giochi e colpi di scena di cui solo una o due persone sono pienamente a conoscenza e che si sveleranno per intero soltanto alla fine.
Il ritmo delle riprese è sincopato, alternando carrellate molto rapide ad altre molto lente, esposizione e avventura.
Per me questo è un modulo provato che funziona bene, in questo film ancor meglio che nel precedente. Gli attori interagiscono bene e nonostante l'azione più che abbondante la storia non è dimenticata e le risate non mancano.
C'è solo da sperare, quindi, che Guy Ritchie rimanga divorziato il più a lungo possibile.
 

3 commenti:

  1. Anonimo22:55

    Fortuna che c'era l'alternativa tra Pieraccioni e De Sica...almeno per i miei gusti! Sherlock Holmes è stata una buona scelta: anche il primo non era male, anzi per certi versi mi è piaciuto di più perché non ha toccato le punte di delirio-assurdità che, invece, il secondo ha riservato sul finale. Resta il fatto che è spassoso, alterna movimento a scene più lente, dura un pò di più rispetto alla media ma non si percepisce.

    Terry

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  2. Al McLaud13:39

    Basta Mario-mainstream! Commentami questo, invece: http://www.youtube.com/watch?v=uwjzeO8gG8I .

    Lunga vita al Caro Leader!

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  3. Anonimo02:09

    In vero,anche l'Holmes di Doyle conosce le arti marziali:
    Il Bartitsu, per la precisione.

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