18 agosto 2014

Questo è il motivo per cui non possiamo avere cose buone.

Questo fumetto non è mio, ma di un tale "Maki", autore dei blog/fumetto Sci-ence e Boxplot, ora l'originale non più su internet, io ho solo fatto la traduzione (leggete anche il commento sotto):
(Cliccare sull'immagine per ingrandire)

Traduzione del commento originale:

"Lo so, lo so. Il fumetto di oggi è particolare. Mentre lo stavo disegnando, ho notato che dovevo fare continui passi indietro per cercare di spiegare le idee. Quando sono arrivato a disegnare lo spettro elettromagnetico con photoshop, ho detto "Questo, è troppo. Ora stiamo scendendo a livello delle scuole medie." Questo significa che quando il pubblico è disinformato  sulla scienza di base, si devono fare grossi fumetti esplicativi. Se sembro arrabbiato, è perché ho dovuto disegnare diagrammi con atomi e arcobaleni invece di tumori del sedere.

16 agosto 2014

La parola ai giurati - una recensione

VII giurato: Be', e ora che si fa?
VIII giurato: Ora discutiamo.

Strano a dirsi ora, ma La parola ai giurati, alla sua uscita sui grandi schermi, fu un triste insuccesso: il pubblico era colpito dall'avvento del colore e dal 16:9, la trama interessava meno (qualcuno ha parlato di film in 3d?). Solo all'arrivo sulla televisione questo film trovò il suo seguito, e ad oggi è considerato un grande classico.
Oggi vi parlo, quindi, del perché La parola ai giurati (titolo originale "12 angry men") è un gran bel film.


Tanto per cominciare, rassicuriamo il pubblico del cinema di allora: l'uso del colore non avrebbe cambiato assolutamente nulla.
Praticamente l'intero film, fatta eccezione per 3 minuti, è girato in una sola stanza, quella in cui si riuniscono i giurati per deliberare: un squallida sala riunioni, calda in maniera asfissiante e con l'unica ventola presente fuori uso.
Poco altro si vede: l'aula di tribunale all'inizio del film, un bagno verso la metà e l'esterno del tribunale alla fine.
Questo è certamente un film d'altri tempi, e già lo si intuisce. Non c'è bisogno di molto per fare un film, soprattutto se la trama è ben fatta, ed in questo caso è semplice eppure geniale.



Il film inizia con la fine di un processo.
Ci sono appena state le arringhe finali e il giudice invita la giuria a ritirarsi e a decidere la sorte di un ragazzo che è accusato di aver ucciso il proprio padre e che rischia la sedia elettrica.
Per pochi secondi viene mostrato il ragazzo e poi ci ritroviamo già nella sala, dove pigramente stanno entrando e sistemandosi i giurati. In questo momento, mentre alcuni vanno in bagno, altri si tolgono la giacca e altri si siedono, scorrono i titoli di testa.