VII giurato: Be', e ora che si fa?
VIII giurato: Ora discutiamo.
Strano a dirsi ora, ma La parola ai giurati, alla sua uscita sui grandi schermi, fu un triste insuccesso: il pubblico era colpito dall'avvento del colore e dal 16:9, la trama interessava meno (qualcuno ha parlato di film in 3d?). Solo all'arrivo sulla televisione questo film trovò il suo seguito, e ad oggi è considerato un grande classico.
Oggi vi parlo, quindi, del perché La parola ai giurati (titolo originale "12 angry men") è un gran bel film.
Tanto per cominciare, rassicuriamo il pubblico del cinema di allora: l'uso del colore non avrebbe cambiato assolutamente nulla.
Praticamente l'intero film, fatta eccezione per 3 minuti, è girato in una sola stanza, quella in cui si riuniscono i giurati per deliberare: un squallida sala riunioni, calda in maniera asfissiante e con l'unica ventola presente fuori uso.
Poco altro si vede: l'aula di tribunale all'inizio del film, un bagno verso la metà e l'esterno del tribunale alla fine.
Questo è certamente un film d'altri tempi, e già lo si intuisce. Non c'è bisogno di molto per fare un film, soprattutto se la trama è ben fatta, ed in questo caso è semplice eppure geniale.
Il film inizia con la fine di un processo.
Ci sono appena state le arringhe finali e il giudice invita la giuria a ritirarsi e a decidere la sorte di un ragazzo che è accusato di aver ucciso il proprio padre e che rischia la sedia elettrica.
Per pochi secondi viene mostrato il ragazzo e poi ci ritroviamo già nella sala, dove pigramente stanno entrando e sistemandosi i giurati. In questo momento, mentre alcuni vanno in bagno, altri si tolgono la giacca e altri si siedono, scorrono i titoli di testa.