Sono tre volte di seguito che all'uscita dalla scuola a Napoli mi faccio un'ammazzata per arrivare al treno delle cinque meno dieci per tempo (tra autobus, taxi, metropolitana, dorso di struzzo e piedi calcanti) e quando arrivo trovo che il treno in questione ha regolarmente un ritardo minimo di 45 minuti.
Chi non lo sapesse, io, per due ore di lezione, mi faccio otto ore di treno in un solo giorno (vibo-napoli-vibo). Questo treno (arrivasse una volta puntuale) mi consentirebbe di arrivare a casuccia per le nove, invece che alle undici, ma niente. 45 minuti fissi.
E dico minimo quarantacinque. Essì, perchè dopo qualche aggiustamento iniziale, oggi ha raggiunto davvero il culmine.
Quando ero quasi arrivato a casa, dalle parti di Lamezia, il capotreno ha aperto la comunicazione per dare la notizia, a noi poveri mortali, dell'effettivo ritardo. Non c'era nella sua voce, come ci sarebbe aspettato, vergogna o paura. C'era quasi orgoglio per il nuovo record.
Tre ore e cinquanta minuti di ritardo.
Ovvio che alla stazione prima, e lungo i corridoi poi, fioccavano le ipotesi sui motivi di tale ritardo.
Dal classico "a Formia hanno occupato i binari" (scusa adottata già la scorsa volta), cosa che se fosse confermata, Che Guevara se ne dovrebbe andare in giro con addosso la maglietta con la faccia del sindaco di Formia.
Poi c'era la new-entry, decisamente più estrosa: "è caduto un deltaplano sulla rete elettrica."
C'è il pratico: "una porta è rimasta aperta e non danno l'ok per partire."
Il tecnologico "s'è rotto uno scambio, ora devono tornare tutti ad Aversa e poi prendere un'altra linea."
Il tragico: "Qualcuno si è suicidato." Sempre seguito dal commento "Giusto col mio treno?"
Il rassegnato: "Se prendevo una macchina ero già a casa."
Io c'ho pensato un po' su, con la mia esperienza pluriennale di ritardi di treni e poi ho espresso con assoluta certezza la mia.
"Lotta Pterodattilo-King Kong sui binari."
"Non c'è dubbio."
Chi non lo sapesse, io, per due ore di lezione, mi faccio otto ore di treno in un solo giorno (vibo-napoli-vibo). Questo treno (arrivasse una volta puntuale) mi consentirebbe di arrivare a casuccia per le nove, invece che alle undici, ma niente. 45 minuti fissi.
E dico minimo quarantacinque. Essì, perchè dopo qualche aggiustamento iniziale, oggi ha raggiunto davvero il culmine.
Quando ero quasi arrivato a casa, dalle parti di Lamezia, il capotreno ha aperto la comunicazione per dare la notizia, a noi poveri mortali, dell'effettivo ritardo. Non c'era nella sua voce, come ci sarebbe aspettato, vergogna o paura. C'era quasi orgoglio per il nuovo record.
Tre ore e cinquanta minuti di ritardo.
Ovvio che alla stazione prima, e lungo i corridoi poi, fioccavano le ipotesi sui motivi di tale ritardo.
Dal classico "a Formia hanno occupato i binari" (scusa adottata già la scorsa volta), cosa che se fosse confermata, Che Guevara se ne dovrebbe andare in giro con addosso la maglietta con la faccia del sindaco di Formia.
Poi c'era la new-entry, decisamente più estrosa: "è caduto un deltaplano sulla rete elettrica."
C'è il pratico: "una porta è rimasta aperta e non danno l'ok per partire."
Il tecnologico "s'è rotto uno scambio, ora devono tornare tutti ad Aversa e poi prendere un'altra linea."
Il tragico: "Qualcuno si è suicidato." Sempre seguito dal commento "Giusto col mio treno?"
Il rassegnato: "Se prendevo una macchina ero già a casa."
Io c'ho pensato un po' su, con la mia esperienza pluriennale di ritardi di treni e poi ho espresso con assoluta certezza la mia.
"Lotta Pterodattilo-King Kong sui binari."
"Non c'è dubbio."
Nessun commento:
Posta un commento