Seguitemi, che arriverò al punto, ma devo fare un discreto giro per farlo.
So che quasi nessuno di voi condividerà quello che sto per dire, ma mi andava di dirlo da parecchio.
"Dune" è il primo romanzo di un ciclo (piuttosto sfortunato) che ha al proprio centro l'omonimo pianeta.
Dune è una landa desertica e inospitale, unico luogo di produzione, raccolta e raffinazione del Melange o Spezia, una preziosa e insostituibile sostanza, fondamentale per la struttura simil feudale della società galattica, indispensabile per i viaggi nello spazio, potentissima droga, veleno, fonte di giovinezza e sostanza in grado di dare (limitati) poteri di previsione.
Al quarto libro di questo ciclo, Frank Herbert, l'autore, fa prendere alla storia una piega parecchio strana.
Si salta di 2500 anni in avanti rispetto al terzo libro e il protagonista, che nel libro precedente era un eroe, in questo è un tiranno mostruoso, che domina col pugno di ferro la galassia, attraverso il Melange, in nome di un fantomatico sentiero dorato. Sì, grazie a questa misteriosa sostanza è vivo da oltre 2500 anni e tutto va sempre peggio, grazie a lui.
Opprime, uccide, maltratta, rivolta l'umanità e la tiene stretta. Per il bene di tutti dice. Lui riesce a vedere nel futuro e sa che fare tanto male agli uomini non potrà che fare del bene.
Troppi complotti, troppa stagnazione, ci voleva la tirannia, dice lui. Un nemico comune contro cui tutti avrebbero potuto allearsi e lottare.
L'umanità prima ancora di un eroe al quale aggrapparsi, ha bisogno di ideali e di voglia di lottare.
Ecco.
Perché vi parlo dell'Imperatore di Dune il giorno che si va a votare?
Perché la mia idea è che visto che la presunta sinistra, probabilmente, perderà anche questa volta, secondo me è necessario che perda in maniera completa e assoluta.
Per me è necessario che l'Italia passi di nuovo sotto la tirannia più completa.
Se quello che è successo finora non è servito a risvegliare gli animi, allora è necessario il Sentiero Dorato.
La "sinistra" (scusate il termine) per come è adesso non è sinistra. Non è opposizione.
La migrazione verso la lega e verso la destra non sono avvenute perché loro parlano meglio al popolo.
La migrazione c'è stata perché nessuno diceva (cit. Moretti) o faceva più qualcosa di sinistra o qualcosa in generale.
La legge sul precariato, l'ha fatta la sinistra.
La riforma della giustizia era la legge Mastella.
La privatizzazione, l'ha fatta la sinistra.
La società del ponte sullo stretto e tutto il baraccone poteva chiuderlo la sinistra e non l'ha fatto (grazie Di Pietro).
La legge sul conflitto di interessi NON l'ha fatta la sinistra.
L'indulto.
E queste sono solo le prime cose che mi vengono in mente.
Mi auguro che alla fine di queste elezioni, il PD, l'italia dei valori e ogni presunto partito di sinistra si sciolga e rimanga il vuoto da questo lato del parlamento.
Ben venga una sonora, gigantesca sconfitta della "sinistra".
Che di sicuro questa "sinistra" non merita di vincere, neanche contro questa destra.
So che quasi nessuno di voi condividerà quello che sto per dire, ma mi andava di dirlo da parecchio.
"Dune" è il primo romanzo di un ciclo (piuttosto sfortunato) che ha al proprio centro l'omonimo pianeta.
Dune è una landa desertica e inospitale, unico luogo di produzione, raccolta e raffinazione del Melange o Spezia, una preziosa e insostituibile sostanza, fondamentale per la struttura simil feudale della società galattica, indispensabile per i viaggi nello spazio, potentissima droga, veleno, fonte di giovinezza e sostanza in grado di dare (limitati) poteri di previsione.
Al quarto libro di questo ciclo, Frank Herbert, l'autore, fa prendere alla storia una piega parecchio strana.
Si salta di 2500 anni in avanti rispetto al terzo libro e il protagonista, che nel libro precedente era un eroe, in questo è un tiranno mostruoso, che domina col pugno di ferro la galassia, attraverso il Melange, in nome di un fantomatico sentiero dorato. Sì, grazie a questa misteriosa sostanza è vivo da oltre 2500 anni e tutto va sempre peggio, grazie a lui.
Opprime, uccide, maltratta, rivolta l'umanità e la tiene stretta. Per il bene di tutti dice. Lui riesce a vedere nel futuro e sa che fare tanto male agli uomini non potrà che fare del bene.
Troppi complotti, troppa stagnazione, ci voleva la tirannia, dice lui. Un nemico comune contro cui tutti avrebbero potuto allearsi e lottare.
L'umanità prima ancora di un eroe al quale aggrapparsi, ha bisogno di ideali e di voglia di lottare.
Ecco.
Perché vi parlo dell'Imperatore di Dune il giorno che si va a votare?
Perché la mia idea è che visto che la presunta sinistra, probabilmente, perderà anche questa volta, secondo me è necessario che perda in maniera completa e assoluta.
Per me è necessario che l'Italia passi di nuovo sotto la tirannia più completa.
Se quello che è successo finora non è servito a risvegliare gli animi, allora è necessario il Sentiero Dorato.
La "sinistra" (scusate il termine) per come è adesso non è sinistra. Non è opposizione.
La migrazione verso la lega e verso la destra non sono avvenute perché loro parlano meglio al popolo.
La migrazione c'è stata perché nessuno diceva (cit. Moretti) o faceva più qualcosa di sinistra o qualcosa in generale.
La legge sul precariato, l'ha fatta la sinistra.
La riforma della giustizia era la legge Mastella.
La privatizzazione, l'ha fatta la sinistra.
La società del ponte sullo stretto e tutto il baraccone poteva chiuderlo la sinistra e non l'ha fatto (grazie Di Pietro).
La legge sul conflitto di interessi NON l'ha fatta la sinistra.
L'indulto.
E queste sono solo le prime cose che mi vengono in mente.
Mi auguro che alla fine di queste elezioni, il PD, l'italia dei valori e ogni presunto partito di sinistra si sciolga e rimanga il vuoto da questo lato del parlamento.
Ben venga una sonora, gigantesca sconfitta della "sinistra".
Che di sicuro questa "sinistra" non merita di vincere, neanche contro questa destra.
Invece sono totalmente d'accordo. Quando le cose andranno male e non ci sarà nessun altro da incolpare allora le persone sapranno aprire gli occhi. E poi solo dal fondo si può risalire: tocchiamolo questo fondo.
RispondiEliminaLe premesse di questo ragionamento mi sembrano imprecise: se si parte accostando l'IdV o il Pd all'idea di sinistra non si può pretendere di andare lontano. Il primo è un partito antiberlusconiano, e nulla di più. Il secondo al momento semplicemente non è, nè ha una grande volontà di diventare qualcosa.
RispondiEliminaAltro discorso riguarda la sinistra "estrema" (che forse sarebbe meglio chiamare extraparlamentare) e la miriade di gruppuscoli comunisti (almeno nel nome) che sono nati, si sono sfaldati e si sono inglobati negli ultimi anni. In questa direzione un ripensamento radicale della base, delle strategie e dell'identità va fatto eccome, e un azzeramento potrebbe essere utile. Invece che ostinarsi a chiudere le crepe e a puntellare le macerie di un edificio vecchio e cadente, è più conveniente abbatterlo e ricostruire dalle fondamenta. In questo senso posso condividere il tuo pensiero.
A mio modo di vedere però il punto oggi non sono le malattie o l'incapacità della sinistra. Il punto è la corruzione e l'assoluta mancanza di morale di stampo berlusconiano, il fascismo sdoganato istituzionalmente, il razzismo leghista, la mafia di Cl in Lombardia. Come ho già detto in questo post sull'argomento, prima si manda a casa questa gente, poi ci si potrà mettere sul serio all'opera per elevare il livello dei democratici veri. E' una questione di priorità, di condizioni necessarie.
Una destra simile si deve vincere nelle urne, e al tempo stesso dobbiamo capire che non si può battere solo così. Quotidianamente occorre portare avanti le lotte e i movimenti. Il voto e la barricata devono darsi valore a vicenda. Io credo in entrambi come strumenti di difesa della democrazia, della cosa pubblica e in ultimo di me stessa, e per questo esercito il primo (come diritto e, oggi in particolare, come dovere) e vivo sulla seconda, con tutte le forze che ho.
Perchè non è vero che dal fondo si può solo risalire: è da un pezzo che stiamo scavando. E a me non va di stare a guardare mentre tutto precipita per l'ennesima volta, e di rendermi in qualche modo complice di questo schifo, senza opporre resistenza.
Io invece sono completamente daccordo con Ross, mi dispiace ma siamo già in tirannia ed una sconfitta di quel poco che resiste non aprirebbe gli occhi agli italiani.
RispondiEliminaSono anni che dico quello che Morgan ha detto a "raiperunanotte", l'Italia è una nazione di merda, è così...è vero, la sinistra non ha fatto nulla per evitarlo ma l'idolatria che c'è in una parte dell'Italia (in buona parte dell'Italia) è SPAVENTOSA.
Per questo sono andato a votare nella mia puglia e per questo vivo col terrore del risultato di queste elezioni
@ Ross: tu dici (circa) che bisogna comunque andare a votare per evitare la deriva berlusconiana, razzista, xenofoba e ignorante.
RispondiEliminaIo dico che la attuale sinistra (più o meno uniformemente) si è appiattita su questo pensiero politico, e non hanno fatto nulla per allontanarsi o combatterlo.
Hanno avvalorato per azioni o omissioni la xenofobia e l'ignoranza dominante.
Hanno mangiato anche loro nel trogolo del "problema sicurezza".
Di fatto (ahimè qui si rischia di cadere nel populismo senza adeguate argomentazioni) non sono meglio di Berlusconi.
Votare loro, non significa andare contro questo razzismo, quando loro stessi, per cercare di rubare l'elettorato di destra, hanno adottato gli stessi temi e le stesse campagne.
Chi della sinistra ha fatto qualcosa per distinguersi dalla destra?
Chi, di conseguenza, si meriterebbe di essere votato?
Come dici tu, Idv è solo antiberlusconiano (e anche in questo, solo a parole), il PD è centro destra, i partiti extraparlamentari dovrebbero rivedere grandemente la loro scala di valori.
Votarli significherebbe premiarli per la loro inattività. Dirgli "Sì, avete fatto bene così."
Non comprendono il messaggio "Vi votiamo perché non vogliamo lui."
Esiste solo "Vi votiamo perché vogliamo voi."
E allora io non li voglio. I voglio che lo capiscano. Che vengano schiacciati dalla loro incapacità, e forse dalle ceneri di tutta questa patetica pseudo sinistra potrà rinascere qualcosa.
Ma fino a quel momento votare loro, non aiuterà a eliminare questo clima tirannico che si sta instaurando.
Mi ricorda molto il ciclo della Fondazione di Asimov.
RispondiEliminaAccelerare la crisi.
Chiedo perdono, ma a me sembra oltre che tutto corretto (post e commenti)... tutto poco condivisibile.
Chi è là non dà molta importanza al consenso.
Non mi sembra proprio ci sia un "loro mi vogliono qui per quello che dico/sono" o "loro mi vogliono qui perché non vogliono questa/o o quell'altra/o" o etc.
Semplicemente sono lì. I loro pensieri, in campagna elettorale come non in campagna elettorale, sono incentrati sul proprio business.
Si differenziano solo tra "già eletti" e "da eleggere". I primi si concentrano su come incrementare il proprio business (politicamente già avviato), i secondi su come incrementare il proprio business (politicamente da avviare).
In ogni caso devi avere centinaia di migliaia di euro per sostenere la propria campagna elettorale.
Votare, non votare... è perfettamente uguale. Se voti fai il loro gioco; se non voti fai il loro gioco.
Non c'è soluzione o via di fuga (apparentemente... e se c'è la sconsiglio ai miei clienti).
f.to un pro-creazionista
Beh, Labbors, vedi la vecchia Rifondazione, ora sepolta.
RispondiEliminaSe non si vota per loro (cosa che sembra cerchino in tutti i modi di invogliare a fare) è come non comprare da loro.
Andando avanti così, vuoi vedere che riescono a mandare in bancarotta anche il PD?
Io comunque non li voto.
Poi condivido anche il tuo discorso (che tra l'altro avevo fatto anche non troppo tempo fa in un post, non ricordo più quale), solo non volevo rifarlo per non rischiare di attraversare la linea tra commento politico e discorso da bar.
Perché se è vero che i ruoli, lì, stanno diventando parecchio nebulosi, e azioni e omissioni della sinistra sembrano sempre più dolose e preordinate, è anche vero che senza adeguati puntelli si rischia di trascendere.
Quindi, direi fifty fifty.
Dal mio punto di vista abbiamo contemporaneamente entrambi ragione.
@Mario: viaggiamo su due binari diversi. Io il voto "contro", pur non ritenendolo il più nobile, in questo momento lo concepisco come tentativo di opposizione generale e diffusa.
RispondiEliminaLa strada del rifiuto e dell'astensione a sinistra per protesta è già stata percorsa, e gli effetti che ha prodotto sono sotto gli occhi di tutti. Puntare a una disfatta totale della propria parte sperando che serva da lezione per non ripetere certi errori è la stessa furbizia del marito tradito che se lo taglia per fare un dispetto alla moglie.
Se davvero ci si tiene, oltre alle elezioni esistono altri modi (la partecipazione diretta, ad esempio) per far capire a un partito che quello che ha fatto o non ha fatto non è stato soddisfacente, senza bisogno di insistere in sciocchi atteggiamenti masochistici che non fanno altro che peggiorare ulteriormente le cose.
E' giusto e necessario concentrarsi sulle proprie mancanze e sulle proprie difficoltà, ma mentre si provvede a sviluppare sè stessi non si può mica trascurare tutto quanto il resto. Vigili e pronti bisogna esserlo comunque, e le spinte alla trasformazione devono essere rivolte contemporaneamente all'ambiente interno e a quello esterno e avversario, altrimenti si perde il senso di tutto.
So che il vostro non è banale qualunquismo, ma mi sento a disagio quando tu affermi che le attuali componenti di sinistra non sono sotto alcuni aspetti per niente migliori di quelle berlusconiane e leghiste, o quando Labbors sostiene che votare o non votare alla fin fine sarebbe uguale. Magari comprendo gli argomenti che vi hanno portato a tali considerazioni, ma la conclusione non la trovo affatto corretta, e soprattutto non capisco quale risultato si potrebbe mai ottenere con questo modo di porsi. Se non ci piace come si sta evolvendo la partita, rovesciare il tavolo di gioco e andarsene non serve a niente. Solo buttandosi nel gioco stesso si possono cambiare le pedine sul tabellone, si può pretendere che le regole vengano rispettate (o al limite anche modificate) e si può contribuire all'esito della sfida.
Il voto è un'occasione di partecipazione alla quale secondo me non è in alcun caso saggio rinunciare. Anche perchè è una conquista, che non abbiamo sempre avuto e che potrebbe non esserci per sempre: è nostro dovere averne cura ed evitare che sia il nostro stesso comportamento a svalutarla, anche se privo di cattiva intenzione.
Secondo me, non votare non è equiparabile al marito che si tagliò l'uccello per far dispetto alla moglie, o al masochismo di sinistra.
RispondiEliminaIn questo caso somiglia di più alla ragazza che sta col ragazzo anche se la tradisce e la maltratta, per paura di restare sola.
L'attuale "sinistra", nelle parole e nei fatti non si differenzia dal Pdl.
In alcuna maniera.
Perché dovrei votarla?
Per mantenere il sipario?
Una parvenza di democrazia?
La democrazia è finita già da tempo, come faceva notare Guzzanti nell'epilogo del film Fascisti su Marte.
E' un'oligarchia, in cui attraverso il gioco delle parti, pochi governano su molti, e il bene comune è lasciato da parte.
Io non voglio far parte di questa finzione.
Se il loro premio è stare seduti in parlamento (o come in questo caso nelle regioni e nei comuni) a prendere soldi e non fare nulla, allora devono almeno fingere di rispettare i miei ideali.
Nessuna sinistra è meglio di questa finzione.
Deve essere palese.
Metti che qualcosa la vinca anche la sinistra (è pure possibile), diranno che hanno preso la strada giusta, che si sono ricollegati con la base, che gli elettori hanno capito e le solite stronzate.
Vero?
Io non ci sto.
Non mi va bene.
Preferisco che scompaia la sinistra e che l'America ci porti la democrazia, piuttosto che alimentare ancora questo teatro.
Basta con l'oligarchia e il gioco delle parti.
Il voto a sinistra danneggia tutto ciò in cui credo e crediamo.
Be', prendo come un complimento la faccenda del bar (in fin dei conti vox populi, vox dei)...
RispondiEliminaMi piace la metafora del gioco.
Ho una gran voglia di giocare a Futu-Risiko.
Molto meno di giocare a un gioco fatto di regole a cui, oggettivamente, non posso e non voglio sottostare.
Il Il principato democratico è quello splendido libro che studiai al seminario di filosofia del diritto che mi fece capire che, in fin dei conti, non ero l'unico a pensarla così.
Dopodiché è arrivata (rectius tornata) la fase partecipativa (la diretta continua ad essere la mia sempre più sbiadita utopia).
C'è poco da fare: per giocare basta semplicemente conoscere le regole ma per saper giocare le regole devono anche piacerti.
Ormai sono sempre più convinto che nella sua semplicità Hobbes avesse e abbia un bel po' di ragione.
@Ross: entrare in un gruppo è di per se difficile. Entrare in un gruppo senza accettarne le regole non è possibile. Entrare in un gruppo, non accettare le regole e volerle pure cambiare è impossibile.
Io, più che affermare che votare o non votare è la stessa cosa (il che è una delle deduzioni possibili), affermo che il problema sta a monte.
Finché si demanda ad una oligarchia la conduzione di una democrazia va anche bene, rientra in un concetto di democrazia rappresentativa, ma quando questa oligarchia è, di fatto, inaccessibile e, indipendentemente dal mio voto o dalla mia opinione in senso lato, ottiene comunque il suo seggio, è sempre più oligarchia e sempre meno democrazia.
... e mi rattrista che, tra le tante oligarchie, quella verso cui siamo andati è la plutocrazia, la quale difficilmente porta al potere i cc.dd. illuminati.
Concludo sorridendo al pensiero che il leader dei giovini del movimento "e ora ammazzateci tutti" di Locri ha pubblicamente affermato che sta con il candidato del p d l on. sindaco di Reggio Calabria.
Standing ovation per lui.
D'accordo Mario, ora però cerchiamo di non scivolare con le parole nei soliti luoghi comuni della destra che è uguale alla sinistra e dei politici che prendono soldi per non fare nulla. Non dico che una verità più o meno consistente a seconda del ruolo ricoperto e della condizione in queste frasi non ci sia, perchè mi accorgo anch'io che è il sistema nel suo complesso a essere guasto.
RispondiEliminaMa proviamo ad abbandonare un'esposizione di principio molto generale, com'è stata finora, e a focalizzare l'analisi su situazioni un po' più piccole e a portata di mano.
Ragioniamo nel concreto. Io qui in Lombardia una differenza tra un Formigoni o un Penati e un Agnoletto la vedo. Per il Piemonte una differenza tra la Bresso (che pure non mi piace, e ha fatto scelte secondo me sbagliatissime) e il leghista Cota (Cota, cristosanto!) la vedo. Una differenza tra un Vendola e i candidati pidiellini in odor di mafia di alcune regioni del sud la vedo, e anche bella grossa. Se ne potrebbero fare tanti di esempi, e mi dispiace che la distanza fra le nostre regioni non permetta a nessuno dei due di conoscere nel dettaglio le singole situazioni cui fa riferimento l'altro per confrontarsi bene su di esse.
Può essere che in alcuni casi mi sbagli, naturalmente, e non sto dicendo che le persone che ho citato siano il meglio che si possa e si debba chiedere. Però dobbiamo riconoscere che nella finzione elementi di validità e di onestà ci sono ancora. Perchè nonostante tutto qualcuno li vuole, e continua a cercarli. E' su questi che secondo me si deve investire. Altrimenti nell'ambito della politica dei partiti e delle istituzioni, cos'altro si può fare?
A questo proposito mi piacerebbe che mi chiarissi una cosa, terra terra: seguendo il tema di questo post, fino a che livello accetteresti di scendere pur di far cadere la finzione con il metodo del non voto a sinistra? Sul serio saresti disposto a vivere sulla tua pelle il sentiero dorato, "la tirannia più completa"? Concretamente sacrificheresti le tue libertà per un improbabile riscatto futuro?
Io no. Io non voglio correre rischi assai più gravi di quelli che già so possono capitare se partecipo a una manifestazione meno pacifica del solito o se distribuisco un volantino alla persona o nelle circostanze sbagliate; nè ritrovarmi un giorno davvero con la bocca del tutto tappata e senza uno spazio di informazione dignitoso e non totalmente asservito; nè incontrare squadracce di camicie verdi che marciano per strada rastrellando immigrati e dissidenti. Perchè lo scenario che in un certo senso invochi è questo, e basta portare all'estremo alcune delle situazioni di adesso per definirlo.
Solo in parte le mie sono domande provocatorie. Voglio capire, al di là della discussione sul voto, quali proposte tu e chi sposa la tua idea avreste da fare in questo campo, dal momento che non credo che lasciare che un nuovo regime si affermi rappresenti una soluzione o una spinta decisiva al cambiamento, ma solo la definitiva distruzione di quel che di positivo e vivo rimane in questo paese.
@Labbors: mi sa che mi sono espressa male: quando ho usato la metafora del gioco e delle pedine non mi riferivo in particolare alla struttura interna di un partito, ma agli ingranaggi più grandi dell'azione politica. Intendevo dire che alla fine, nonostante la finzione di cui ha parlato Mario, è di chi viene eletto il potere di imprimere direzione e significato al gioco. E che, in parallelo, è nostra la responsabilità di scegliere chi secondo noi è il più adatto per questo compito.
RispondiEliminaForse mi illudo pensando che possa funzionare ancora così, ma se tutti ci credessimo un po' di più, secondo me sarebbe meno difficile.
Io faccio politica nei movimenti, non in un partito. La mia esperienza a questo riguardo però interessa anche i partiti, con i quali a livello locale c'è molta densità di contatti. Benchè il rapporto tra queste due dimensioni a volte sia feroce, il loro lavoro inevitabilmente si intreccia, e gli uni dagli altri finiscono sempre con l'imparare molto. C'è un costante scambio di stimoli, si studia, ci si corregge e ci si perfeziona a vicenda, talvolta si cambia tracciato insieme o si devia parte del percorso.
Più a questo che al tesseramento e alla militanza in un partito pensavo nello scrivere di partecipazione diretta, in verità.
@ Ross: non ti sei espressa male. Ti ho capito benissimo e il mio post era su quello che avevo capito.
RispondiEliminaSono contento se sei riuscita a trovare una dimensione in mezzo a dei movimenti che o sono costituiti direttamente dai partiti o sono seguiti dai partiti in attesa di vedere se sono appetibili e, se lo sono, fagocitarli. - ero lì... io c'ero...
Mi perdonerai se rispondo alla domanda posta a Mario.
fino a che livello accetteresti di scendere pur di far cadere la finzione con il metodo del non voto a sinistra? Sul serio saresti disposto a vivere sulla tua pelle il sentiero dorato, "la tirannia più completa"? Concretamente sacrificheresti le tue libertà per un improbabile riscatto futuro?
Io, come te, neanche.
Purtroppo, personalmente, ritengo che i fautori del nuovo regime non appartengano solo ad una corrente/fazione/orientamento politico preciso.
Nonostane una fetta della popolazione non riusciva (e non riesce tuttora) ad arrivare a fine mese si è dibattutto a lungo se far rientare o no i nostri mitici sovrani.
Questo (e altro) mi fa capire che non è che il mio voto è sprecato... semplicemente non conta nulla.
(...) se tutti ci credessimo un po' di più, secondo me sarebbe meno difficile.
Credo che la chiave di tutto sia proprio qui: chi è che ci crede? Chi ci dovrebbe credere?
No Labbors, non è così. Noi per primi non permetteremmo, e in passato già non abbiamo permesso, che i partiti ci usino, si impongano, avanzino pretese sulle nostre attività o si prendano i nostri meriti. Un conto sono i compromessi (che contrariamente a molti non credo siano un segno di debolezza, se valutati con intelligenza e mettendo in chiaro le condizioni dal principio), un conto sono le prese in giro. Siamo abbastanza maturi per accorgerci della differenza, e nonostante quello in cui ci muoviamo sia un ambiente pessimo e negli ultimi anni sia soggetto a momenti di grande smarrimento, tutto sommato siamo riusciti a mantenere la rotta senza farci guidare da nessuno.
RispondiEliminaAndremmo avanti anche senza i partiti (che tanto per chiarire non ci danno un soldo, non si beccano le manganellate ai presìdi al posto nostro, non ci aiutano per le questioni legali); ma i partiti per fortuna esistono e fino ad ora siamo riusciti a superare la differenza di vedute e di metodi e a collaborare dove possibile. E' stata, e mi auguro continui ad essere, una contaminazione positiva.
Quelli che dovrebbero crederci sono coloro che sanno che l'impegno politico non deve significare affarismo, disprezzo delle regole, leggi ad personam, mistificazione della realtà. Coloro che ancora si sentono inadeguati a tutto questo, proprio nel senso di essere incapaci di adeguarsi, di abituarsi. Malgrado tutto non sono così pochi. E' solo che sono confusi, e dispersi. Ecco, secondo me se queste persone (ciascuna nel suo piccolo: non chiedo certo che all'improvviso tutti si candidino da qualche parte o diventino militanti incalliti) si fidassero un poco di più della loro capacità collettiva di mettere contenuto e valore nella politica, invece di limitarsi a dire che si vergognano di essere italiani e che fa tutto schifo, pian piano le cose inizierebbero a evolversi.
Come fa notare Labbors, il problema non è solo fino a che punto sarei disposto ad arrivare, ma a che punto siamo già arrivati.
RispondiEliminaDi fatto noi siamo in pieno regime. Nessun dubbio.
L'ultima cosa che andrebbe eliminata per renderlo palese è la finzione di opposizione che c'è al momento.
Fatto quello, siamo a posto.
Nella pratica continueremmo a vivere come stiamo già vivendo, con totali censure dell'informazione, razzismo e xenofobia imperanti, dominio della Chiesa sulle faccende etiche, e crimini e processi infiniti (nel senso che non potranno finire) dall'altra.
Di fatto noi siamo dentro al regime con tutta la testa.
Il fatto che ci siano dei partiti che fingano di essere all'opposizione peggiora soltanto le cose.
Perché almeno ci fosse solo Dentibianchi, con listone unico e divise nere, allora qualcuno comincerebbe seriamente a preoccuparsi.
Ora siamo in "democrazia".
Ripeto, questa sinistra non ha fatto nulla per essere migliore, contrastare o limitare la destra.
Molto spesso, anzi, usa gli stessi cavalli di battaglia (come il problema sicurezza o l'immigrazione) nelle proprie campagne.
Per certi versi, proprio perché in teoria questi partiti dovrebbero difendere i miei interessi dagli altri, sono ancora più colpevoli di Berlusconi, che non ha mai nascosto il suo intento di devastare l'Italia.
La "sinistra" al governo deve sparire.
Ah...
RispondiEliminaAggiungerei:
http://www.donzauker.it/2010/03/30/davvero/
@Mario: tu hai avuto il dono della sintesi dei miei commenti. Pubblicazione del link incluso.
RispondiElimina@Ross: ripeto che sono contento per te ed è molto bello essere riusciti a mantenere la vostra indipendenza.
Tuttavia, ripeto, puoi anche tenerli fuori da un movimento ma non riuscirai mai a impedirgli di guardare ad un movimento con avidità (sopita o meno).
Un po' come tra ragazza e ragazzo (giusto per rinviare al post odierno): puoi anche rifiutare le attenzioni di un ragazzo ma non gli potrai mai impedire di guardarti (se non scomparendo alla sua vista).
"Fatto quello, siamo a posto".
RispondiEliminaE' qui che il nostro pensiero è del tutto inconciliabile. Arrendersi alla morte pur di mettere fine alla sofferenza per me non è una soluzione. Mai.
Ad ogni modo, ringrazio te e Labbors per il bel dibattito, onesto e civile, come poche volte si riesce a fare sui blog.
@Ross: forse non hai capito.
RispondiEliminaTU devi pensarla come NOI.
...
...
...
:P