Sono venuto qui la prima volta che avevo diciotto anni. Sette anni fa.
Pisa.
Quasi tutti vi diranno che Pisa è un buco. Che a Pisa non c'è niente.
Hanno ragione. Almeno in parte.
Pisa è piccola, come direbbe un mio amico: "piccina, ma tonica" (bè lui si riferisce alle ragazze, ma è multiuso).
La mia memoria non è mai stata buona e non mi ricordo com'era quando sono arrivato qua.
Mi ricordo, però, tutte le esperienze, il divertimento, gli amici, le serate, le ragazze, le bevute.
Quasi sei anni, poi Roma, poi Vibo.
La mia università. Il mio tempo ritrovato, tutto quello che mi era stato rubato al liceo.
Pisa è piccola, ma è più facile incontrarsi con gli amici, organizzare un'uscita, invitare a pranzo o per un caffè. Stare a chiacchierare all'angolo di una strada di amore, politica e religione finchè non fa l'alba. Pisa è la vera città a misura di uomo.
Sono di nuovo qui. Per le mie "ferie".
Vacanza arbitraria, che se va tutto bene la "capa" anche quest'anno ci lascia solo una settimana di libertà a ferragosto, come l'anno scorso.
E io no.
Non ci sto.
Quando (quando non se) diventerò notaio avrò soldi e tempo per fare quello che voglio. E' quello mi dico, quello che mi dicono. Ma intanto il tempo passa e passerà. La capa mi ha detto che se tutto va bene diventerò notaio non prima di nove anni da adesso.
Nove anni. Quanti sono?
Avrò circa trentaquattro anni.
E intanto le mie feste? Le mie bevute? Le mie esperienze? I miei amici? Le ragazze?
No.
Diventare notaio non è il fine. E' il mezzo per fare tutto il resto. Senza tutto il resto che me ne faccio io? Cos'è che rende la vita degna di essere vissuta?
Sul serio per voi cos'è?
E quindi sono di nuovo qui. Ancora. Dopo mesi che non tornavo. Tutto è come me lo ricordavo.
Mi affaccio dal balcone di casa mia e vedo l'Arno. Tra il verde limaccioso e il marrone quando è pulito. Non volete sapere di che colore è quando è sporco. Ma mi piace, mi mancava.
Bevo un aperitivo guardando il sole che tramonta dietro la torre dell'orologio del Comune, insieme ai miei amici, sentendo un po' di musica. Anche se il tempo è incerto le persone ridono, sono felici.
Venerdì andrò a vedere il concerto degli Evanescence e dei Verdena.
Il 16 giugno ci sarà la festa del patrono, San Ranieri. Ci sarà la Luminara. Spengono tutti i lampioni sull'Arno. Mettono i lumini sui palazzi e lungo il fiume. Fanno i fuochi d'artificio.
Io ci sarò. Comunque vada sarà una grande serata.
Nelle cuffie sento le prime note di "Wish you were here" dei Pink Floyd.
Ci sarebbe molto da raccontare, ma non credo che lo farò. E' difficile spiegare le sensazioni, la libertà, la tranquillità, la serenità. Come diceva Hesse in Siddharta:
"Le parole non colgono il significato segreto, tutto appare un po' diverso quando lo si esprime, un po' falsato, un po' sciocco, sì, e anche questo è bene e mi piace moltissimo, anche con questo sono perfettamente d'accordo, che ciò che è tesoro e saggezza d'un uomo suoni sempre un po' sciocco alle orecchie degli altri."
Fino al 22 sono in vacanza. Incrociate le dita per me e sperate che venga finalmente il bel tempo. Che qui manca solo quello...
Ora scusate, ma sposto la mia sedia di nuovo verso la finestra e guarderò un po' il fiume e nient'altro. Aveva ragione Hesse:
"Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita. E se Siddharta ascoltava attentamente questo fiume, questo canto dalle mille voci, se non porgeva ascolto né al dolore né al riso, se non legava la propria anima a una di quelle voci e se non s'impersonava in essa col proprio Io, ma tutte le udiva, percepiva il Tutto, l'Unità, e allora il grande canto delle mille voci consisteva d'un'unica parola, e questa parola era Om: la perfezione."